CONTAINER BELLO

MC YALLAH È ANCORA LA PIÙ FORTE IN CIRCOLAZIONE

MC YALLAH – YALLAH BEIBE

Hakuna Kulala

2023

Grime, Trap

Della scuderia di Hakuna Kulala non smettiamo di parlare mai, svariate volte nel corso dell’anno ci regala dischi che spaziano dall’interessante al bestiale e il nostro ruolo nel cosmo del giornalismo musicale è quello di fare da cassa di risonanza di questo fenomeno così tonante in ogni occasione possibile. Considerata la situazione, considerato il peso specifico che le precedenti uscite Ndi Mukazi e Kubali hanno assunto nelle nostre classifiche, non è difficile immaginare il nostro hype smisurato per l’autocelebrativo Yallah Beibe, secondo long play della producer kenyota/ugandese MC YALLAH, una mattatrice da microfono che rappresenta la vera punta di diamante dello studio di Kampala, la prima ambasciatrice del sound tetro che caratterizza l’etichetta della zanzara. Il contesto è mutato dai tempi di Kubali: il grime ugandese è finito sotto i riflettori di mezza stampa internazionale, passando rapidamente da nicchia di culto a fenomeno di costume. L’estetica eccellente dell’universo Nyege Nyege nel 2023 è ormai iconica, le cover cominciano a trascendere il graffitismo e ad arrivare ai portrait (da Mmaso l’anno scorso al recentissimo Cociage). In questa comunicazione rinnovata il volto stesso di MC YALLAH drippa come un demone con i suoi rossettoni freddi e il suo streetwear – e dietro il suo sguardo da monarca urbano echeggia un disco della madonna.

Yallah Beibe è uno showoff volgare e viscerale del flow velenoso della sua scrittrice, una sassaiola corposa e materica di trap e grime che brilla in ogni sua componente senza lasciare un secondo di respiro. Per quanto pezzi come Sikwebela, Yallah Beibe o Hera portino in scena delle sfaccettature differenti della poetica in-the-face di Yallah, è difficilissimo fare i calcoli al dettaglio sull’album, che sacrifica ogni tipo di progetto compiuto sull’altare di un’aggressività nerboruta e ossessiva. C’è una serie di aggettivi che possono convergere sul lavoro sulle basi firmate da Debmaster, Chrisman e Scotch Rolex: oscuro, glaciale, claustrofobico, quadrato, industriale, gravoso, poderoso, asfissiante – e così via. L’obiettivo di chi accompagna Yallah è chiaramente quello di predisporre le strumentali con una body music nera e viscosa, lasciando qualche piccola apertura qui e lì per far penetrare i drill estemporanei (Sunday, Baliwa) e le invenzioni sintetiche-techno, una nostalgica nota di stile che si può ascoltare in Bing Bung o Mbakebere. Se tutti questi accorgimenti fanno di Yallah Beibe un album poliedrico e dall’altissimo replay value, la cornice di cemento del dark-gqom su cui si accordano le basi e il flow della protagonista connotano l’uscita di un’identità stentorea, che aumenta la salivazione poco prima di attaccare Sikwebela e lascia un retrogusto di marcio poco dopo la fine di Hera. Il rap di MC YALLAH è rovinoso e nervoso, va veloce, spinge come un motore truccato, regala un’esperienza semplicemente distruttiva, gloriosa. Se nella villa grime di Kampala la musica di Yallah fa la parte dell’alfa, nel contesto internazionale il suo flow guerrigliero si batte nel campionato delle più scrociate voci dell’hardcore hip hop contemporaneo (sto pensando soprattutto a Backxwash). Una voce così alienata e graffiante non può che lasciare esausti in tutte le sue declinazioni, e alla fine di Yallah Beibe tutto il lavoro dei producer che ci stanno dietro si sfuma in una lavagna troppo usata, piena di colpi di gessetto. Dei calcoli che abbiamo provato ci ricordiamo solo lo stridio ed il rumore del calco, neanche l’impronta. Oggi come allora, da queste labbra blu elettrico non possiamo che stare a pendere e a chiederne ancora: replay, subito.

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M