10 COSE PIÙ INTERESSANTI DELL’ULTIMO DISCO DEI VERDENA

Sono tornati i Verdena, che bello!

Eccovi qualche alternativa all’ascolto di un album di cui non può fregarcene di meno.

1. TOROZEBU, il debutto del duo omonimo

Un disco super interessante che è uscito quest’anno e di cui non abbiamo parlato è TOROZEBU, il debutto del duo omonimo in cui collaborano Cristiano Crisci (Clap! Clap!) e il percussionista Domenico Candellori. L’album è una di quelle robe che ci piacciono tanto, di scuola tradi-modern, riassumibile agilmente in: una valanga di botte suonate da Candellori e audio-ingegnerizzate da Crisci. L’obiettivo dichiarato di TOROZEBU è quello di fotografare “un soundclash tra passato e futuro del ritmo globale”, ma seccarsi questo disco in un’unica soluzione lascia nelle cervella un’impronta molto più profonda di quella che potrebbe lasciare un semplice esperimento sound art. Sarà che le percussioni in solitaria richiamano alle componenti più rituali del folk mediterraneo, sarà che la produzione di Crisci affina e sbrana i suoi input abbastanza da ricavarne tanti brandelli clubby che fanno l’occhiolino a certi sacramenti collettivi ben più contemporanei ed elettronici: in ogni caso non dovete perdervi questa piccola perla, sicuramente molto più affascinante e interessante dell’ultimo disco dei Verdena – che non ho ascoltato.

2. Il progetto Music from Saharan Whatsapp della Sahel Sounds

Della Sahel Sounds ne avrei voluto parlare tantissimo in fase di scrittura di un articolo della rubrica Scene che esistono al di là del primo mondo, ma il Marocco da solo aveva preso troppo spazio e quindi vi siete trovati con Cyber Derdeba. Senza troppi complimenti, la Sahel è un’etichetta di Portland che si occupa di recuperare e catalogare un bel po’ di musica che spazia tra le popolazioni Amazigh del Sahara nord-occidentale (Algeria, Mauritania, Mali…). Il lavoro di raccolta è notevole e tipicamente porta in cuffia una serie di artisti che fanno musica Mande, Tishoumaren, elettronica e compagnia cantante: il fatto che la Sahel faccia dei sampler e raccolga svariati act in uniche uscite è un punto di forza, che concede alla label di raccontare delle declinazioni del folk di quella fascia di territorio che non è sempre facile recuperare dai dischi degli artisti che riescono a superare le dovute barriere e arrivare in occidente con dei long play. Music from Saharan Whatsapp ha anche l’indiscutibile pregio comunicativo di essere una raccolta di effettivi file audio spediti tramite Whatsapp, prodotti a costo 0 che, quindi, arrivano all’ascoltatore senza alcun filtro in produzione e distribuzione. Il materiale grezzo di questo sampler è immensamente interessante, un colpo d’occhio bestiale nella quotidianità sonora dei gruppi etnici registrati, sicuramente – sicuramente – un modo migliore di spendere il proprio tempo rispetto ad ascoltare il nuovo album dei Verdena.

3.Il Club to Club del 2022

Noi non siamo esattamente delle people person e la dimensione live non è tra le più apprezzate – la gente, il sudore, le birre, le luci, i rumori, bleah. MA, così come siamo sempre stati affascinati dal RoBOt di Bologna non possiamo non pagare un piccolo omaggio alla ventesima edizione del Club to Club, rassegna storica torinese che quest’anno giunge alla sua ventesima edizione, di cui avrete letto di tutto ovunque, ma cui deve essere assegnata una nota di merito per la cura della lineup. Anche solo tra Autechre, Arca, Caterina Barbieri, Jockstrap, Kode9, Aya, Makaya McCraven e Lyra Pramuk abbiamo già rimborsato il prezzo del biglietto – e ci sono decine di artisti nel roster che sono sicuro al 100% non abbiate ancora avuto modo di ascoltare. Non vi stiamo a vendere un cazzo, lo sappiamo perfettamente che al C2C ci andrete: ma avete pensato che potrebbe essere questo il momento di riempire i buchi della lineup e scoprire tutti quegli artisti di cui non avete ancora ascoltato niente? Oppure, nel peggiore dei casi, riascoltarvi qualche set dei vostri favs per arrivare carichi alla rassegna savoiarda? Lo dico perché c’è il rischio che invece perdiate il vostro tempo con l’ascolto dell’ultimo disco dei Verdena, una cosa meno interessante di svariate leghe. 

4. Il prossimo congresso del Partito Comunista Cinese

Se a breve in Italia si terrà il C2C, il 16 ottobre, in Cina, si riunirà il Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese, durante il quale verranno selezionati i dirigenti che guideranno il partito. Ci si aspetta la conferma per il terzo mandato di Xi Jinping, che allo stesso tempo confermerà il suo ruolo di guida della nazione (nella Repubblica Popolare Cinese non si tengono elezioni generali). La notizia particolarmente interessante, approfondita con la solita chiarezza brit in questo articolo del Post, sta nel fatto che tecnicamente il segretario generale di partito dovrebbe limitarsi a due mandati da cinque anni – e Xi, che dovrebbe essere al termine del suo corso politico naturale, dovrebbe bucare questa regola e farsi rinnovare un’ulteriore volta (diciamo che la prima era un mandato zero?). Questo rinnovo delle dinamiche interne del partito comunista potrebbe portare a un’effettiva riscrittura del sistema di governo cinese e gli analisti temono qualcosa di più centralizzato, senza particolari limitazioni di potere – il che porterebbe la statica politica cinese, nella realtà dei fatti, ad essere sempre più esplicitamente dittatoriale. Al di là del terzo mandato il congresso sarà un momento fondamentale per annunci, riforme, proposte, per la ricomposizione del Politburo, per il presente e il futuro della leadership di Xi – e sarà interessantissimo seguire le vicende di quello che attualmente è uno dei top player di tutto il pianeta anche dalla nostra piccola finestra occidentale/italiana. Molto meglio, comunque, che ascoltare l’ultimo Verdena.

5. Il rapporto tra Platone e Popper ne La società aperta e i suoi nemici

Ultimamente sto leggendo Platone Totalitario, il primo volume del lavoro più famoso di dinamica sociale di Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici. Non entro nel merito delle questioni che il filosofo austriaco solleva in merito a democrazia e totalitarismo, né alla sua visione anti-storicistica e anti-marxista – anche perché sono a metà del materiale e non mi sentirei a mio agio ad approfondire qualcosa che ho solo studiato in maniera istituzionale. Una delle componenti più affascinanti de La società aperta, a mio avviso, sta proprio nel rapporto ambivalente che emerge tra Popper e Platone. La deferenza del primo nei confronti del secondo è evidente, ma Popper tende nel corso della sua scrittura ad assumere dei toni particolarmente aridi e cinici nei confronti dell’ateniese, chiaramente derivati dal suo obiettivo di decostruire l’eredità platonica, pesante, circondata da quell’aura di intoccabilità che, anche nelle istanze più biasimabili della filosofia di Platone, porta il critico a procedere sempre nell’ottica dei “Sì, ma…“. Nonostante io sia un grandissimo fan dell’attacco ai principi di autorità, secondo me la natura tollerante e illuminista della visione del mondo di Popper lo porta ad interagire con il suo avversario greco con il freno a mano tirato, cosa che a mio avviso fa sì che le sue critiche vengano distorte e semplificate, con un problema fondamentale alla base: Popper non considera molto la forma dialogica di ogni istanza del ragionamento platonico e l’assenza di questo dato nelle sue stoccate tende a renderle mal direzionate, a volte superflue. Che ci sia un Platone totalitario è evidente a chiunque ha letto la Repubblica o il Politico, ma non so quanto andare a sabotarlo frase per frase costituisca una critica sensata, considerata la natura bifronte delle sue argomentazioni. Non so se voi vi siete mai appassionati alle ombre della filosofia platonica, ma direi che è un argomento ben più interessante del nuovo disco dei Verdena. O no?

6. La bellissima cosmogonia raccontata con la musica degli Ainur

Il Silmarillion è sicuramente una lettura complessa, abbastanza faticosa. Quella che poi è la porta per il legendarium fa da filtro tra chi è disposto a diventare un nerd assoluto della macromitologia di Tolkien e chi molla l’osso all’ennesimo pistolotto di nomi e date di un universo che non esiste. Io faccio parte, mio malgrado, di questa seconda categoria – apprezzo tantissimo il lavoro di scrittura del padre del fantasy, trovo che raggiunga dei picchi di lirismo irripetibili, ma allo stesso tempo non riesco a investire abbastanza energie nella ricerca sul suo worldbuilding e sulla sua mitopoiesi. Però il primo capitolo del Silmarillion, che canta la musica degli Ainur, è a mani basse uno dei prodotti letterari più fascinosi e magici del Novecento: vale la pena gettarsi nella cosmologia della Terra di Mezzo solo per lasciarsi raccontare quella decina di pagine di pura poesia. Se non siete ancora entrati in contatto con l’Ainulindalë questo è il momento di alzarvi dal computer, andare in biblioteca, e lasciarvi trasportare per un quarto d’ora nella genesi di Eru Ilúvatar: non ve ne pentirete. Ah, prima di alzarvi dal computer vedete di cancellare i file del nuovo dei Verdena, non servono a niente (so dirvelo perché non l’ho ascoltato).

7. Il capitolo 1062 di One Piece: chi è davvero Vegapunk? 

Mostri ibridati, citazioni a Tezuka, videogiochi, ologrammi, hamburger e vega cola, la “Land of Science” di Egghead che Eiichiro Oda ha mostrato nel capitolo 1062 di One Piece è una delle ambientazioni più ricche e divertenti che sia stata costruita in questi venticinque anni di serializzazione. Un capitolo finalmente disegnato per bene dopo una meritata settimana di pausa, in cui i pirati di cappello di paglia e i loro alleati possono respirare, interagire, mostrarsi nella loro profondità e nel loro splendore. E allo stesso tempo: il mistero di Vegapunk, le rivelazioni su Jewelry Bonney, il ritorno della CP0 con il Seraphim di Kuma, Lucci, Kaku e Stussy e gli interessi segreti del governo mondiale nei confronti del suo scienziato geniale. Che bel momento per essere un fan di One Piece! Oda è riuscito allo stesso tempo a presentarci uno dei personaggi più attesi del manga e a nascondercelo: la mente reale di Vegapunk sembra essere nel cloud, spacchettata in sei personaggi minori che l’autore sceglie di caratterizzare con alcuni tratti di personalità (logica, malvagità, talento, saggezza, ira, desiderio), permettendo in questo modo la presentazione di un cast di personaggi di tutto rispetto per la saga – cast che all’atto pratico è un unico personaggio, il dottor Vegapunk. Tra tutte le infinite domande che One Piece porta a noi lettori quella che squilla a volume più alto in questo momento riguarda l’identità dello scienziato geniale: chi è davvero? Quanti anni ha? Perché viene considerato come 500 anni nel futuro? Ha un corpo principale, o anche solo un brain in a vat? Il suo nome è un continuo richiamo alla luna, avrà qualcosa a che fare con i lunariani o con la famosa moon theory che gira da anni tra i fan? Con un po’ di fortuna Oda risponderà a queste domande nei prossimi capitoli, ma, nel frattempo, analizzare i nuovi capitoli e partorire teorie è sicuramente un’attività più fruttuosa di ascoltare l’ultimo disco dei Verdena (che infatti non ho ascoltato).

8. La storia dell’albero di natale di Trafalgar Square

A quanto pare esiste un albero di natale che viene messo su ogni anno a Trafalgar Square, Londra. Fin qui tutto a posto, succede in ogni città che festeggia la natività. La cosa buffa e interessante di questo albero di natale? Pare che ne venga donato uno ogni anno dal 1947 dalla Norvegia all’inghilterra: questo per ringraziare gli alleati per il supporto offerto alla nazione scandinava durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, alla base dell’albero, c’è una targa con su scritte queste parole: 

This tree is given by the city of Oslo as a token of Norwegian gratitude to the people of London for their assistance during the years 1940-45.

A tree has been given annually since 1947.

Che cosa carina, vero? Sulla pagina di Wikipedia trovate anche informazioni sulla cerimonia di accensione delle luci e sulle carole natalizie che vengono cantate a Trafalgar Square all’ombra dell’albero. Non so, mi sembra comunque più interessante dell’ultimo Verdena.

9. La storia dello stuntman di Tokyo Drift

Storia divertente: la troupe di Fast & Furious: Tokyo Drift non aveva i permessi per filmare una scena particolare, poiché a quanto pare l’amministrazione di Tokyo è particolarmente severa e burocratizzata. Come hanno ovviato a questo problema? Il direttore del film, Justin Lin, ha scelto di assumere uno stuntman che si confrontasse con le autorità accorse sul luogo e che facesse finta di essere lo stesso Lin, per essere arrestato. Effettivamente è andata così, lo stuntman è stato messo in prigione e Tokyo Drift ha portato a casa la scena: trovate il racconto in questo simpatico articolo di Digital Spy. Mi rendo conto che non sia la cosa più interessante del mondo, ma sono pronto a scommettere che faccia riflettere più dell’ultimo album dei Verdena.

10. Questa lucertola che usa una spugna come zattera

Perché torturarsi i coglioni con i Verdena quando nel mondo succedono cose così bislacche? Assurdo!

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M