UGLY SEASON È UNO SCHERZO

PERFUME GENIUS – UGLY SEASON

Matador

2022

Art Pop

Partiamo da un presupposto: a noialtri la musica di Perfume Genius ha sempre fatto cagare. Gli ultimi due dischi, soprattutto, sono riusciti a combinare un successo internazionale strabiliante tra quelli che contano con quella nullità di linguaggio musicale in cui solo le ramificazioni più pavide dell’ambient pop possono rinchiudersi. Siamo rimasti quindi piuttosto stupiti nel constatare l’ottima fibra di composizione che condividono i primi brani di Ugly Season: l’approccio scettico sotto il segno del don’t believe the hype si è infranto già nella prima mezz’ora di un disco che – metto le mani avanti – è bello, interessante, piacevole da ascoltare. La natura danzante e performativa di The Sun Still Burns Here, lo spettacolo di danza moderna co-diretto da Hadreas da cui sono estratti gli esperimenti sonori di quest’album, concede al progetto Perfume Genius di abbandonare il pop più ammiccante e stanco in favore di una raccolta di preziosità che farebbero bella figura al MoMA. Ugly Season è una casa delle bambole, una carrellata di inquadrature à la Wes Anderson che si concentrano su dieci brani freschissimi che sperimentano con eleganza sulle deviazioni dell’art pop, per lo più per sottrazione e decostruzione. La carrellata da cantastorie è tagliata con l’accetta, riesco a ricordare con lucidità le particolarità che emergono da ogni singolo pezzo, ciascuno con la dignità di uno stand-alone, ognuno inquadrabile con una lista puntata che non fa certo un disservizio al disco:  

  • Just a Room è una normale ouverture art pop, un collage elettroacustico che regola il tono, allontanandosi dalle uscite precedenti;
  • Herem è una breve suite pop-gotica il cui protagonista è un crescendo di organo e voce reminescente della migliore Nico;
  • Teeth è un valzer gentile super dinamico sia nelle scelte strumentali che nei modi e nell’armonia, costruito su di un Glockenspiel che si accosta più che altro ai pezzi più dolci degli Eels;
  • Pop Song è il classico singolone ironico ipersintetico e massimalista, pur con un’impostazione cameristica che fa il verso agli Arcade Fire. Non è strano constatare che qui Hadreas è ampiamente nella sua comfort zone;
  • Scherzo è effettivamente uno scherzo per solo piano, con velleità impressionistiche e jazzate che si accostano male alla struttura minimalista costruita alla bell’e meglio su un paio di tritoni;
  • Ugly Season accosta alla vocalità acuta e sognante di Hadreas una base straight up dub, cui consegue un interplay abbastanza inedito;
  • Eye in the Wall parte come interessantissimo esperimento pop-kraut che scompagina la psichedelia tipica del secondo genere. Chiude, invece, degradando e sottraendo le componenti organiche della sua prima metà in una lunga coda strumentale di percussioni, synth e campionamenti. Forse il pezzo più bello di tutto l’album, non sfigurerebbe particolarmente in una compilation dei Can;
  • Photograph dipinge le sue ambizioni artistiche nel solco del rock alternativo/elettronico anni 00: la sensazione è al 100% quella di ascoltare un pezzo di Amnesiac, e l’omaggio a Yorke è piuttosto palese;
  • Hellbent è una cavalcata a metà tra il noise rock e il post-punk revival non particolarmente ispirata, salvata forse solo dal buon lavoro maniaco della batteria;
  • Cenote torna al campo base di Perfume Genius, con una sonatina di pianoforte accompagnata da droni di synth, il tutto funzionale a chiudere un disco impegnativo con una nota positiva e accogliente, tornata nel grembo dell’ambient pop.

Con tutta questa carne al fuoco è impossibile tenere il broncio e disprezzare la release: Ugly Season è super interessante – e, in alcuni momenti, veramente bello. Herem, Teeth e Eye in the Wall soprattutto sono tra i migliori momenti che il macrogenere dell’art pop mi abbia regalato negli ultimi anni – e spesso l’approccio teatrale e concreto di Hadreas arriva a giocare nello stesso campionato del recente Crease, una release su cui abbiamo speso tante buone parole. Il più grande limite di Perfume Genius, d’altra parte, è nascosto in quello Scherzo che sta a metà disco e che rivela che cosa sta succedendo in questo progetto da noi liquidato con una fredda lista puntata. Ugly Season è orizzontale, paratattico, per niente direzionato: un bell’esperimento, un pourparler. Perfume Genius è in questa prova palesemente ai suoi limiti compositivi naturali – come un uomo cui sta per saltare l’ultimo bottone al termine di un banchetto – e l’eclettismo estremo dell’album ne è una testimonianza abbastanza eloquente. Così come nello Scherzo le brillanti scappatelle di piano non riuscivano a superare i due accordi alla base, così Hadreas non riesce a gettare il cuore oltre l’ostacolo in un percorso fatto di soli vicoli ciechi, di dieci isole che si cimentano in attività scollegate: l’esperimento poteva essere epocale, e invece si risolve in una foto di famiglia, un accumulo di celle separate da cui non è possibile fuggire. Non c’è dubbio che sia un lavoro fatto con un impegno immenso e con dei risultati davvero ammirevoli, non c’è dubbio neanche che il tentativo di Hadreas sia da plaudere e possa donare nuova linfa a tanti artisti che partiranno da un singolo di Ugly Season e giungeranno a mete mai viste; ma credo a buon diritto che questo non sia l’inizio di un nuovo corso di gran classe per Perfume Genius, bensì il suo capolavoro, la sua espressione artistica ai massimi termini: e questo lascia un po’ mogi. La triste punchline di questo Scherzo? Sembra che non tutti abbiano le esperienze adatte per costruire una sperimentazione di successo; a sbattere la testa sul muro ricaviamo più bernoccoli che crepe; il sangue può farci ribrezzo, ma il sangue non mente.

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M