LEONARDO BARBADORO – MUSICA AUTOMATA
Il fatto che un artista possa riuscire a raggiungere un nuovo traguardo espressivo seguendo rigide regole autoimposte durante il processo di composizione è ormai qualcosa di ben conosciuto e comprovato. Nel cinema, il manifesto del Dogma 95 di Vinterberg e von Trier è forse l’esempio più celebre e puntuale di questa attitudine; anche in musica esistono però numerosi esempi di autori che hanno espressamente scelto di adottare un modus operandi basato intorno a specifiche idee, uno specifico modo di comporre ed eseguire. Dalla sample-based composition di Daniel Vahnke che abbiamo illustrato nella nostra monografia fino all’I Ching usato da John Cage per Music of Changes, le metodologie di creazione musicale possono imboccare le vie più disparate, puntando a donare come a togliere controllo sull’opera dalle mani dell’autore. Altrettanto varie sono le motivazioni alla base della ricerca di questi nuovi approcci compositivi: la volontà di trovare ispirazione tramite l’imbrigliamento delle proprie possibilità creative, il desiderio di voler abbandonare un modo di fare arte che si considera stagnante, o ancora l’individuazione di determinati limiti, teorici o tecnici, che si vuole superare. Musica Automata, nuovo lavoro del musicista elettronico italiano Leonardo Barbadoro, è la perfetta dimostrazione di tutto quello che si può ottenere esplorando nuove strade compositive ed esecutive. Il disco è stato realizzato alla fondazione belga Logos, utilizzando un’orchestra di strumenti acustici (piano, percussioni, legni, ottoni, organi, nonché vari altri strumenti non convenzionali) interamente automatizzati e controllati da un computer; grazie a questi veri e propri robot è pertanto possibile gestire le dinamiche, i ritmi, le melodie (che spesso si avvalgono di temperamenti microtonali) a un livello di precisione non raggiungibile attraverso metodi convenzionali. Barbadoro, musicista elettronico attivo già dalla metà dei noughties sotto il moniker di Koolmorf Widesen, sceglie stavolta di conservare totalmente la purezza della materia sonora proveniente dall’orchestra automatizzata, evitando qualsiasi manipolazione dei suoni in post-produzione. Il fine di tale operazione è chiaro: poter avere completo controllo su ogni sfumatura esecutiva, sorpassare i limiti anatomici di un musicista in carne ed ossa senza però perdere la sofisticazione timbrica di uno strumento fisico e le particolari caratteristiche della propagazione sonora in uno spazio reale. Facendo un naturale paragone con gli studi per player piano di Conlon Nancarrow, l’eliminazione della componente umana dalla performance rende possibile il raggiungimento di un nuovo piano di complessità ritmica e armonica; tuttavia, mentre il lavoro del compositore americano era interamente fondato su una rigorosa sperimentazione che non bada a quasi nessun altro aspetto dell’espressione musicale (il musicologo Kyle Gann ricorda Nancarrow riferirsi alla musica nella sua totalità come a “un interessante pattern di suoni senza connotazioni emotive”), la volontà di Barbadoro sembra fermarsi ben prima di questo estremo.
Su Musica Automata viene infatti trasposta tutta la sua esperienza come autore di una IDM acida e angolare, che flirta a più riprese con breakcore e jungle. I brani del nuovo disco, ragionando attraverso la schematicità delle parti musicali impartita dai movimenti di pistoni e bracci meccanici, vogliono chiaramente comunicare un percorso e dialogare col panorama artistico contemporaneo. Questa attitudine si esplica nella maniera in cui Leonardo Barbadoro metabolizza un’ampia gamma di influenze: ci sono gli sperimentatori elettroacustici e l’Aphex Twin di Drukqs, la musica classica d’avanguardia e le progressioni armoniche del jazz contemporaneo (come l’interplay tra fiati e piano di Mumb, non così distante da ciò che si potrebbe trovare in un disco di Matt Mitchell o Mary Halvorson). Tali riferimenti ancorano l’orecchio a una dimensione riconoscibile, fornendo potenziali strumenti per districare un tessuto musicale senza dubbio impegnativo; il disco è infatti pervaso da una continua ricerca armonica che lascia quasi tutte le tracce sul filo dell’atonalità – a partire dai numerosi crescendo della title track, sempre in evoluzione verso risoluzioni melodiche inaspettate e pertanto costantemente sospese in un’instabilità tonale che si somma all’incedere sbieco delle percussioni a formare una marcetta ipnotica. Data la pulizia timbrica e l’attenta gestione delle dinamiche dei pezzi, Musica Automata riesce a farsi carico del suo alto grado di densità compositiva senza gravare troppo sull’ascoltatore, e rivelando anzi un’anima bizzarramente catchy. Seppur estremamente composito, il comparto ritmico sa infatti risultare trascinante in varie occasioni: la pioggia di battiti discreti su Hybr Spiro, che interseca il semplicissimo ostinato di piano alla base del pezzo ricamandoci sopra pattern tanto convoluti quanto irresistibili; la lugubre sovrapposizione di campane e pianoforte in Bel exp II, molto incisiva per lo scontro estremo di frequenze nelle sue pulsazioni; o ancora lo swing stortissimo di Terzo, composizione in spirito spaccata tra jazz da big band ed elettronica schizofrenica, ma che riesce comunque a trovare spazio per morbidi contrappunti e aperture dolcissime. Per le sue caratteristiche fondamentali, la ricerca contenuta nell’album si pone in netta contrapposizione alle sperimentazioni con l’intelligenza artificiale che hanno preso il mondo d’assalto in questi ultimi anni. Pur delegando ugualmente una parte fondamentale del processo creativo alla tecnologia, Barbadoro punta non a esplorare come essa possa imparare e arrivare così a nuove soluzioni compositive (come riuscito esempio di tale approccio vedere PROTO di Holly Herndon, fuori ormai da qualche anno, e numerosi progetti di musica elettronica dopo di esso) bensì alla creazione di un progetto profondamente personale, totalmente privo di compromessi a livello compositivo. Con Musica Automata si ha infatti il compimento di una visione paradossale secondo cui l’unico modo per portare alla luce la versione più fedele dell’espressione di un singolo individuo sia far affidamento sulle macchine. La coniugazione così limpida del principio fondante della musica elettronica in un ambiente reale e la qualità del prodotto che ne deriva fanno di Musica Automata uno dei progetti più intriganti nel panorama musicale italiano, pronto a ricompensare l’ammontare di attenzione che richiede con un oceano di trovate espressive sofisticate e originali.