FENNEC – A COUPLE OF GOOD DAYS

Indipendente

2022

Plunderphonics

Il comfort fuori dalla comfort zone è un’esperienza lisergica, dove sono, che sto facendo qui? 

Come mi sono trovato nella heavy rotation A Couple of Good Days, una release di poco conto, spiccioli di musica, uno scrigno di outsider house nostalgica, salina quanto basta, con l’elastico dell’ironia teso fino ai suoi limiti sopportabili con quella pulse balearica che mette al loro posto le emozioni? Di solito la musica la ascolto per scombussolarmele, le emozioni; come è possibile divertirsi e rimanere allo stesso tempo calamitati alle casse in an orderly fashion?

Sarebbe una cosa da chiedere a Fennec, un producer di Austin che nel corso degli anni ’10 ha ammonticchiato un piccolo culto di seguaci tra Bandcamp e RYM, tanto minoritario quanto appassionato. Sarebbe un po’ da andar loro contro, in realtà: a partire da una connotazione che si aggrappa alla deep house più tradizionalista, Fennec è riuscito a cimentarsi negli ultimi anni in un fai-da-te di esperimenti al beat con carature anche belle differenziate, ma quasi nulla di quello che ha scritto riesce a emergere dalla massa di produttori di elettronica da cameretta. Con un paio di ascolti da uno dei suoi album più riusciti, il romantico So That I May See You Again, ci si fa facilmente l’idea di un musicista di house che ha flirtato con gli Avalanches di Since I Left You e ha scelto di ammantare le sue coriacee tracce strumentali in una corazza di scaglie cangiante e sample-based, vero punto forte dell’esperimento. Da allora il texano ha intinto il suo pennello un po’ nelle rugiade dell’ambient più soffice, un po’ nei grigi sistematizzati e compulsivi del future funk, imparando di certo tante cose interessanti mentre consegnava hit pienamente nella media alla sua fanbase. 

Nulla di tutto ciò sarebbe stato degno di nota se la passione per gli Avalanches e in generale per la plunderphonics non avesse avuto negli anni la meglio. Fennec oggi ha scelto di immaturare e provarla con un disco che si muove in un carnasciale di distopie pop ed esotismi festaioli: A Couple of Good Days, una decina di musichine che stanno in quel non-luogo che si spande tra la veranda di casa e il suo antipodo, dall’altro lato del pianeta. Per il suo demiurgo l’album dovrebbe adempiere al dovere di una bossa nova futuristica, cosa che porta le tracce a conservare un sapore posticcio da easy-listening. Sapore, odore, atmosfera che nella sua rarefazione profumata perde tutta la sua linearità e va a mescolarsi in dei beat che rubano la scena e uncinano l’attenzione grazie ad una stratificazione di campionamenti, polverizzati e sparsi per tutto il disco. L’esperienza che regala Fennec è davvero quella di un outsider: un barman che mischia senza conservare alcuna sacralità pezzi di Amon Tobin e Dionne Warwick, MF DOOM e George Benson, i Novos Baianos e JPEGMafia. La preoccupante marea di nomi che il producer cita come influenza e come fonte dei suoi sample non racconta la storia finale del progetto: A Couple of Good Days, con la sua spinta scoordinata e vagamente schizoide, impedisce il lavoro a quella che potrebbe essere una downtempo curativa e rilassante o un mixtape di lo-fi da alta concentrazione; Fennec alla console non può fare a meno di caratterizzare il suo sound di questa fragranza casalinga e antropica, ma le sue intuizioni più brillanti stanno nella decostruzione del brano deep house e nel successivo collage a caldo di come potrebbe suonare quella muzak da tiki bar. Bounce, Fonzi, Russian Dressing, Marijuanita si avvicinano così di più ai dj mix più solari e divertenti degli Avalanches (pur con un chill twist) che alla lounge da spiaggia a cui cercano di fare il verso; nel corso dell’album i brani affiorano con una personalità che punto per punto prende i suoi spazi e definisce non solo il progetto specifico di A Couple of Good Days, ma anche le potenzialità future dello stesso Fennec, che in questo 2022 ha regalato ai suoi seguaci e a qualche altro curioso uno dei montaggi sonori più bizzarri, balordi e insieme affascinanti degli ultimi tempi.

Finiamo di ascoltare sta roba e torniamo alla domanda iniziale: dove sono, che sto facendo qui? Mi sto divertendo, sto meditando, sto ballando, sto dormendo? Mi sa che questa sovrapposizione di stati quantistici può collassare solo sporcandosi i piedi con la sabbia. 

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M