JPEGMAFIA X DANNY BROWN – SCARING THE HOES

AWAL

2023

Experimental Hip Hop

Danny Brown e JPEGMAFIA sono dinamitardi dell’hip hop sperimentale. Tutti e due hanno caratteristiche uniche: il primo vanta un timbro nasale da demonietto, che accoppia a sample fuori di testa e a una tridimensionalità invidiabile nella costruzione dei brani; il secondo è invece uno dei beatmaker più riconoscibili del genere, con un approccio imprevedibile e progressioni melodiche creative che rendono davvero difficile annoiarsi quando si ascoltano i suoi lavori. Sono anche, entrambi, dei grandissimi coglionazzi. Le loro carriere sono segnate tanto da dischi al limite del capolavoro quanto da progetti fallati e occasioni mancate, idee geniali e stronzate senza senso. Dopo che è uscita la notizia della loro collaborazione, pertanto, non sapevo assolutamente cosa aspettarmi: l’ultimo disco di Danny Brown (uknowhatimsayin¿) mi aveva fatto cacare, mentre quello di JPEGMAFIA (LP!) era finito dritto tra i miei lavori preferiti dell’anno – pur essendo un album con alti e bassi. Per come stavano le cose, le loro personalità avrebbero potuto tanto incastrarsi perfettamente, dando vita a un’esplosione di musica incredibile, quanto cozzare e deludere qualsiasi aspettativa. A conti fatti l’esplosione c’è stata, ma purtroppo l’album stesso va contato nel bilancio delle vittime: Scaring the Hoes è un disco in cui non si capisce un cazzo, ed è palese che questa fosse la volontà della coppia. Le voci sono mixate basse, sovrapposte spesso e volentieri ad altre voci campionate, a formare una babele di versi e parole in cui è difficilissimo orientarsi; come se non bastasse, i beat sono schizofrenici e disarticolati, passando dalla trap alla drum ‘n’ bass, variando più volte nel giro di un paio di minuti, andando sovente per i cazzi loro. Un caos. Dato il rapping di Danny Brown e la quantità di pitch shift nei sample, timbricamente la situazione non è certo più lenitiva, con alti che martellano petulanti nelle orecchie quasi fossero strilli nel reparto di un vecchio manicomio. A livello di costruzione delle basi, poi, l’ispirazione è evidente: un bambino con uno di quei giocattolini musicali in mano, che preme pulsanti a raffica per rompere le palle ai genitori. Sia chiaro, tutte queste cose non vanno considerate in maniera totalmente negativa – vari pezzi sono catchy, il disco è divertente, e in generale gli album irriverenti e over the top hanno sempre un posto nella mia rotazione ascolti; è però fin troppo chiaro che questo approccio ha finito per tagliare le gambe alle potenzialità del duo. In tutta questa confusione, nessuno dei musicisti ha aggiornato significativamente la sua poetica. JPEGMAFIA ha sfilacciato un po’ di più i beat che già realizzava, Danny Brown ha inacidito ulteriormente il modo in cui già rappava, e Scaring the Hoes è solo la somma di queste scelte. Costruire con successo un disco dinamico, strano, volontariamente sconclusionato è un processo che si muove sul filo del rasoio, poiché bisogna dare all’ascoltatore spago appena quanto basta per evitare di scadere nella cacofonia, ma mantenere allo stesso tempo la bizzarria e l’imprevedibilità delle soluzioni. Esempi riusciti di questo principio si possono ritrovare nel bellissimo Wooden Tongues dei Curse Ov Dialect, o nei migliori lavori di Lil Ugly Mane; il tentativo di Danny Brown e JPEGMAFIA si colloca sicuramente più vicino al secondo per l’ironia internettiana che ne sta alla base e la consistenza dell’estetica adottata. Le possibilità c’erano: i beat di Peggy mantengono dopotutto la loro particolarità, e sfruttandoli un po’ meglio sarebbe probabilmente stato possibile mantenere alti il divertimento e l’ironia senza dover per forza pisciare nelle orecchie degli ascoltatori. Damn Peggy.

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David Cappuccini
David Cappuccini