CONTAINER BELLO

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL CONCERTO DI JESPER NORDIN

JESPER NORDIN – EMERGING FROM CURRENTS AND WAVES

BIS

2020

Classica contemporanea

Jesper Nordin è un compositore che ho scoperto un paio di settimane fa, quindi non fingerò di conoscerlo a menadito da sempre e averne seguito ogni passo negli ultimi vent’anni. Quel che so del suo background è esattamente ciò che potreste imparare anche a voi in un paio di minuti di Google, ovvero che è un compositore svedese non proprio giovanissimo (classe 1971), che lavora da più di vent’anni nell’ambito accademico in cui ha vinto anche alcuni riconoscimenti minori a inizio Duemila, e che la sua formazione eterogenea comprende anche roba come il rock, il folk svedese, l’elettronica, la musica improvvisata (per gradire, qua potete ascoltare una sua jam session alla sala dei concerti di Stoccolma con Tomas Haake e Dick Lövgren dei Meshuggah). Se non fosse per il fatto che è stato edito dalla preziosissima etichetta BIS, che nel tempo mi ha viziato con una qualità delle proprie registrazioni sempre molto alta, probabilmente non sarei nemmeno venuto in contatto con questo Emerging from Currents and Waves, visto che non è stato esattamente un successo di critica e pubblico (l’unica recensione che si trova online è anzi di una schietta brutalità – qualità piuttosto rara quando si parla di generi come la musica classica). Eppure, a questo giro i pianeti si sono allineati permettendomi di venire a contatto con questo lavoro – e una volta tanto posso aggiungere: per fortuna.

Emerging from Currents and Waves è una composizione che Nordin ha scritto nel 2018, e di cui in questo disco è immortalata la prima diretta da Esa-Pekka Salonen al Baltic Sea Festival dell’agosto del 2018. Per sommi capi, Emerging from Currents and Waves potrebbe essere considerato un concerto per clarinetto (qua suonato da Martin Fröst), anche se da un punto di vista formale la dicotomia tra orchestra e strumento solista tipica del concerto si percepisce nettamente soltanto nella sezione centrale, Emerging. I tre movimenti in cui si dipana sono forse il momento della composizione in cui Nordin vota maggiormente la propria musica a un’idea narrativa ben delineata, e in generale quella probabilmente più capace di elargire gemme di rara bellezza, in equilibrio tra la dissonanza orchestrale della contemporaneità e un lirismo più dolce, quasi neoromantico. Ai due estremi, invece, si pongono rispettivamente Currents e Waves, in cui Nordin si interroga su un dubbio concettuale di per sé piuttosto esplorato, se non abusato, nell’ambito accademico, e cioè: qual è il rapporto tra tecnologia e musica contemporanea? come la prima può influenzare in presa diretta la seconda? quale può essere l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla vita e sull’arte? Come spesso accade, questa tematica viene affrontata anche qui per mezzo di un fattore novelty, che in questo caso è rappresentato dall’utilizzo del Gestrument: un software di invenzione dello stesso Nordin, pre-settato con figure ritmiche, melodiche, timbriche che possono essere alterate a piacimento del compositore, che reagisce direttamente ai gesti e ai movimenti degli esecutori – il nome Gestrument, d’altro canto, deriva proprio dalla crasi di “gesture” e “instrument”.

Al netto di questo twist tecnico, però, il modo in cui Nordin sfrutta le possibilità della live electronics è piuttosto facilmente inquadrabile in una lunga tradizione di esperimenti di compenetrazione tra performance classica e musica elettroacustica. Alle volte, le parti strumentali vengono registrate e campionate in presa diretta nel mezzo dell’esecuzione, alterandone però un parametro (come la pulsazione ritmica: è ciò che accade intorno a 6:45 in Waves); il modo in cui gli strumenti si ritrovano a conversare con il proprio doppelgänger non si allontana eccessivamente da ciò che Boulez sperimentava, proprio con il clarinetto, nella sua Dialogue de l’ombre double negli anni Ottanta. In altre situazioni, invece, il Gestrument viene utilizzato per espandere il volume sonoro disponibile, estendendo l’organico della Swedish Symphony Orchestra con il simulacro di un’orchestra digitale che, pur partendo dalla musica suonata dell’ensemble fisico, suona parti indipendenti da quest’ultimo (e, talvolta, pure inaccessibili a strumentisti in carne e ossa). In questo senso è particolarmente esemplificativa Currents, con le sue dissonanti deflagrazioni di puro suono che esplodono dopo minuti di addensamento di pulviscoli instabili di note, e con i suoi algidi bordoni realizzati “congelando” il materiale tematico illustrato dall’orchestra e sfibrandolo progressivamente per tramite della trattazione elettroacustica.

A Nordin si può probabilmente imputare di essere particolarmente testardo nel porre in primo piano l’illustrazione delle possibilità del suo strumento: nonostante ogni gesto di Fröst e Salonen – e quindi ogni intervento del Gestrument – sia predeterminato dalla partitura, senza che nulla sia lasciato al caso o all’estro degli esecutori, talvolta il modo in cui Emerging from Currents and Waves indulge nei suoni prodotti dall’orchestra digitale lascia l’impressione di star assistendo a un tentativo estemporaneo di portare alle estreme conseguenze il concetto alla base dell’opera, con poca attenzione alla finalità estetiche e narrative della composizione. Tuttavia, la direzione di Salonen e la prova di Fröst al clarinetto sono entusiasmanti, e riescono ad alleggerire il peso di tutti i vari orpelli concettuali che caricano il lavoro esaltandone invece la ricchezza della palette timbrica e la vivida capacità evocativa, in un’interpretazione che rievoca la coloratissima musica orchestrale di Kaija Saariaho. In diversi momenti di Emerging e Waves si accarezza addirittura quel senso di dolce ed esoterico misticismo che caratterizzava i capolavori della maturità di Rautavaara come Angels and Visitations, come se le criptiche immagini degli angeli del compositore finlandese potessero essere riadattate per descrivere una nuova forma di entità – l’intelligenza artificiale e digitale, per l’appunto – che agli occhi di Nordin appare altrettanto aliena e misteriosa. Un lavoro notevole.

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Emanuele Pavia
Emanuele Pavia