KELELA – RAVEN

Warp

2023

Ambient pop, R&B

Attiva dal 2013 con il mixtape Cut for Me, la raggiante e meditabonda Kelela, producer statunitense di Washington DC, non ha mai consegnato un lavoro che fosse di qualità nonostante la sua grande competenza in campo elettronico e la sua intensità vocale che possiamo raccontarci come fuori dal comune. È dal 2015 che la divissima firma per Warp – e la sua musica lilla e delicata non ha faticato particolarmente a svettare come bandiera di velluto nella grande comune della club music intelligente, arrivando ai giganteschi onori del pubblico con il suo primo LP ufficiale, Take Me Apart, che già ci faceva un po’ cacare. Sei anni dopo il debutto in long play la musica – la solfa, la palla – non cambia minimamente, e se questo Raven ha bissato l’incredibile successo del suo predecessore lo dobbiamo di più a un buon battage, a una grandissima presenza di scena, alla moda, tout court. 

Il disco è un lavoro ben prodotto che prova come al solito a miscelare arrangiamenti molto molto light di UK bass con questa ripetitiva velleità di canto adult-oriented che vaneggia e si spegne in un campo medio tra l’R&B meno smaliziato e l’art pop formato famiglia, che non è art e non è manco pop. Il fatto è che Kelela sceglie di frenare tutte le sue possibilità in un’ora di musica mediocre immersa in una piscinazza di ambient atmosferico, che con grandissima difficoltà riesce ad accedere a livelli di scrittura che siano anche solo un po’ più alti di schifezze come il sophisti pop di Sade o l’alt-pop di Ocean. La producer se la cava, probabilmente, solamente sui beat d’n’b di Happy Ending e soprattutto sulla title track, che ci spiazza da quanto è ben costruita ed arrangiata e ci lascia senza dubbio con più stizza che stupore. È chiaro che dietro al progetto Kelela e dietro a un disco che vuole vendersi così maturo come Raven girano tante risorse e un’artista che in linea di massima sa quello che fa. Il problema è che non sa che quello che fa non serve a niente nel grande schema delle cose, si siede nelle classifiche senza colpo ferire e non riesce minimamente in quel progetto di fioritura elettronica e clubbish di un pop che vorrebbe essere paesaggista ma che alla meglio risulta pallido, noiosissimo, manierista. Ovviamente non basta la buona produzione e l’ingegneria del suono al millimetro, come non basta questa specie di lampante maturità che tutte le testate vogliono far passare come miracolo sofisticato. Anzi: con tutte le probabilità, se la musicista non si fosse costretta da sola all’interno di questo reticolo di melodie effimere, il suo talento sarebbe germinato tra la schiena di una club music competente e multiforme e la pancia di un R&B di ultima generazione, rotondo e salino. Purtroppo ci rimane solamente Raven in questo disco di musica prestigiosa™, eccellente™, sensuale™. 

Tutto il resto è una mediocre ed efficace confettura di nulla, buona per gli anziani che vogliono sentirsi sul pezzo e per le riviste che preferiscono i .png agli .mp3. Non perdete il vostro tempo prezioso, come abbiamo dovuto fare noialtri.

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M