KING GARBAGE – HEAVY METAL GREASY LOVE

Ipecac

2022

Neosoul

Oggi vogliamo sbilanciarci su un disco di buona caratura uscito per una label che seguiamo con interesse (la Ipecac), ma inquadrato in quell’R&B/Soul che non trattiamo praticamente mai perché tendenzialmente non ci piace. Il secondo disco dei King Garbage riesce tutto sommato a bucare i nostri gusti acquisiti – e a scrollare parte di quei brividi d’imbarazzo cui siamo condannati davanti a quelle voci setose i cui possessori vorremmo strangolare col fil di ferro. Non male no? 

I King Garbage sono un duo di amici di vecchia data della North Carolina che lavorano da tempo nelle produzioni di uscite anche piuttosto famose e che dal 2017 hanno provato a fare il salto pubblicando dischi per conto loro. I credits di Victor Dimotsis e Zach Cooper si possono trovare negli ultimi lavori di Leon Bridges, nell’acclamato We Are di Jon Batiste e soprattutto in Power is Power della triade Travis Scott/Weeknd/SZA, un singolo che, avendo a che fare con Game of Thrones, ho scientemente scelto di non ascoltare. Tra una produzione e l’altra i King Garbage compongono qualche anno fa il loro debutto, Make It Sweat, un compendio delle loro esperienze che si presenta ritirato nel suo carapace, più secco, gravemente americano, ma allo stesso tempo dipendente da molti di quegli stilemi dell’R&B alternativo che a un ascolto distratto sono difficili da digerire – il tutto registrato in una schiscetta di suonini e sample elegante e rotonda. 

Heavy Metal Greasy Love, tornando alla recensione di cui ci occupiamo oggi, è un disco di cui è difficile trovare referenti nell’R&B contemporaneo, genere totalmente ombelicato in una delicata grandeur del cazzo autoreferenziale e insopportabile. I King Garbage sono riusciti a rompere quell’obesità senza senso del neosoul che poi è radicata in una banale pigrizia di scrittura. Sulla maggior parte dei pezzi di questo nuovo mazzo di carte riescono a imbruttire tutti quegli act sofisticati e famosoni con cui hanno collaborato in favore di un prodotto molto più tagliente e seducente, una baraonda di highlife-funk che trova sempre la sua comeback line. Se Make It Sweat era un bignametto R&B di bella produzione tirata a lucido, l’album spinto da Ipecac ha un’anima molto più instabile, quasi borderline, e il quadro strutturale che ne esce non a caso si avvicina a quei bagliori di schizofrenia che sono la cifra stilistica più tipica del Mike Patton che è riuscito ad avvicinare il duo. In effetti, già dal primo ascolto, viene da dire: meno male che questa roba non c’entra granché con The Weeknd, SZA, e Travis Scott. Gli esperimenti eclettici di Heavy Metal Greasy Love sono fatti ad arte, uniscono una grandissima consapevolezza del medium in cui Cooper e Dimotsis si esprimono e allo stesso tempo fungono da esemplare di libertà, affondano palesemente in alcune avventure del rock accompagnandosi a tumulti che si avvicinano più ai Melt Yourself Down che ai vari Leon Bridges del caso. 

Basta ascoltare il soul anthem a puntate di Let Em Talk o la chimera scoordinata e malata di vero future funk scolpita da Snow per accorgerci che ci stiamo confrontando con un gioco dalle regole cangianti. Dall’altra parte, molti dei brani meno intensi (sto pensando a Checkmate, I Miss Mistakes e Busy on a Saturday Night) hanno un profumo nostalgico a metà tra il lo-fi da battaglia e i salmi più luminosi degli Avalanches di We Will Always Love You, una cifra stilistica dissetante e curativa. Ma la vera botta di vita arriva con la seconda parte della release. Si parte dalla cavalcata irresistibile di Monster Truck, una bomba che sta spalla a spalla con le bestie del chamber pop, si procede a pie’ pari verso la sonnolenta chiacchierata noir di Never Die e si conclude con i due singoli anticipati nel 2021, Piper e Peanut Butter Kisses, che pescano direttamente dal  soul più psichedelico, in una zaffata retro che inasprisce le differenze tra i brani dell’album. Purtroppo la creatività del duo di Asheville è tutta sfogata in quelle trame musicali di merda in cui vivono da anni e quindi il disco spesso si perde in alcune laccate di R&B sudato e luccicante che è impensabile sostenere senza farsi qualche domanda sulla propria sanità mentale. D’altra parte, la direzione dei King Garbage, ora che sono stati reclutati da Ipecac, sembra piuttosto chiara: si spera a buon diritto che tutti quei lati negativi del pop alternativo che pesano sulla performance del disco vengano tranciati con una futura maturazione dei personaggi in questione. Il potenziale c’è, i contatti sono interessanti e Heavy Metal Greasy Love è un’uscita che gli amanti del genere dovrebbero ascoltare – e che allo stesso tempo potrebbe stupire qualcuno che con certa musica non osa farci neanche una merenda. 

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Alessandro Corona M
Alessandro Corona M