CONTAINER BRUTTO

QUATTRO PAROLE FRUSTRATE SU FOUR TET

FOUR TET – MANGO FEEDBACK

Text

2022

Tech House

Provo un profondo rispetto per Four Tet. Anche solo escludendo i suoi meriti puramente discografici (e tanto basterebbe, dato che Rounds è uno dei più bei album del suo genere e degli anni Zero in generale), apprezzo il suo continuo tentativo di reinventarsi musicalmente, adoro il suo minimalismo nell’approccio alla composizione, sono contento del fatto che abbia risolto la sua annosa disputa con la Domino Records (oddio, in realtà non so se essere contento. Alla fine è solo l’ennesimo trionfo dell’industria musicale che tutti sognamo di abbattere, però di certo vedere che un artista riesce a trascinare in tribunale un’etichetta discografica e a farsi riconoscere delle royalties in maniera equa e paritaria dà sicuramente soddisfazione. Però quei soldi non entrano nelle mie tasche e quindi amen), apprezzo il fatto che quasi tutto il suo catalogo sia su bandcamp (tranne, per l’appunto, i dischi pubblicati con Domino), come anche che sia riuscito a ritagliarsi uno spazio tale da creare una propria label e anche i suoi modi di fare più quirky (ad esempio utilizzare ⣎⡇ꉺლ༽இ•̛)ྀ◞ ༎ຶ ༽ৣৢ؞ৢ؞ؖ ꉺლ come moniker alternativo) non mi stanno antipatici. Tutto il rispetto del mondo, dunque: eppure, questa mole esagerata di ammirazione si infrange oramai da tanto tempo contro lo scoglio di un numero imprecisato di release di vario formato ma costantemente accomunate da una sconcertante mediocrità. Da There Is Love in You, uscito nel 2010, il progetto Four Tet sembra voler continuare a dire davvero poco di interessante e, salvo guizzi che sembrano mostrare a sprazzi che Kieran Hebden è ancora un genio, continua imperterrito a ribadire questa pochezza in maniera estenuante.

Ci sta, pensavo tra me e me. Le carriere degli artisti non sono mai a tempo indeterminato, e posso accettare che Four Tet abbia esaurito la vena creativa e si dedichi adesso al ruolo di mestierante e guru di una scena che forse non ha più senso che esista. Come d’altronde dimostrato anche dal progressivo cambio di direzione del progetto negli anni, dall’indietronica a una tech house più spinta. Questo singolo dal nome Mango Feedback, però, mi ha fatto davvero storcere il naso. E non perché i due lati del singolo siano, come detto prima, degli scialbi esercizietti: quanto più perché, riascolto dopo riascolto, mi rendevo conto che Four Tet un disco così l’aveva già fatto, e anche in maniera discretamente migliore.

Parliamo prima di Mango Feedback: il singolo si apre con un beat sudaticcio e quadrato che viene subito interpolato da quello che sembra essere un santur e da una serie di synth; poi, mentre la grana dei pad si erode lentamente, si affacciano ai contorni del panorama sonoro delle kalimba e dei frammenti di respiro che forniscono al brano un’atmosfera rarefatta prima che il pezzo si assesti nuovamente nella sua direzione più danzereccia, quella dichiarata fin dal primo secondo. Watersynth, il b-side di questa uscita, è invece una serena divagazione per suonini elettronici che si aggrappano a un risicato arpeggio che fa da impalcatura all’intero brano.

Bene. Adesso parliamo di Morning / Evening, pubblicato nel 2015 sempre per la Text (come tutti i dischi qui citati). Questa release, infatti, sembra fare praticamente tutto quello che Four Tet propone e propina su Mango Feedback, ma offrendo un’esperienza olistica e organica, più affine a un DJ set vero e proprio che non a due composizioni schematiche. Questo perché il buildup del primo lato è sorretto sì dal beat danzereccio, come da un sample che ricorda chiaramente le radici di Hebden (qui, una parte vocale di Lata Mangeshkar e degli archi che accompagnano la sua performance). Il beat ha tempo, anche grazie ai 20 minuti del brano, di farsi più complesso, e le deviazioni dal loop house vengono esplorate con più sottigliezza nonostante il massiccio intervento di Four Tet sia sempre discernibile e riconoscibile. Evening Side, come da titolo, si muove invece in maniera più quieta e misteriosa e progressivamente si sfilaccia prima di risolversi in un placido vortice di circuiti cinguettanti. In pratica, una copia più lunga e compiuta di tutte le idee di Mango Feedback. Ma scritta sette anni prima.

Ci sta, continuavo a ripetermi: evidentemente questa è la sua nuova dimensione e si vuole dedicare in maniera coesa e più comune a questo tipo di sound. O almeno, sarebbe quello che penserei se non esistesse Nova / Moth, un singolo pubblicato anch’esso quest’anno. Un singolo che è una collaborazione con Burial, d’archivio: un momento di mix ‘n’ match tra due figure che hanno definito in maniera generazionale, ognuno a proprio modo, la scena elettronica londinese e britannica tutta. Un singolo che si tratta, inspiegabilmente, della stessa idea di Morning / Evening e di Mango Feedback. Con lo spin, stavolta, di avere Burial che fa la sua roba manco troppo esaltante perché che palle Burial non se ne può più. Direi che, se avete letto questo pezzo, dovreste avere più o meno chiaro di che razza di singolo si tratti.

Arrivati a questo punto, io mi sento preso in giro: non è possibile che un artista così complesso e innovativo si sia ridotto a una caricatura di se stesso, una copia carbone di una copia carbone le cui linee guida si fanno sempre più imprecise e sfocate. Ma forse questo è, oramai, tutto quello che posso aspettarmi da un musicista come Four Tet: e allora, tanto meglio non aspettare e togliersi il dente.

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Jacopo Norcini Pala
Jacopo Norcini Pala