È morto Mark Lanegan.

Ci ha lasciati Mark Lanegan: voce e leader degli Screaming Trees negli anni novanta, rappresentante indiscusso di quel grunge che cercava un sound più ibrido e camaleontico. Reclutato dalla ciurma capitanata da Josh Homme nel suo Rancho de la Luna per svariate collaborazioni con i Queens of the Stone Age (presenza costante su Songs for the Deaf e Lullabies to Paralyze). Forte di una attività da solista creando album di spessore come Whiskey for the Holy Ghost, a metà tra il southern gothic e un Tom Waits con appena un po’ meno carbone nei polmoni. La sua presenza permea fino all’Italia, tra le comparsate al fianco degli Afterhours e le citazioni devote dagli Offlaga Disco Pax (“Ma io lo so chi è Mark Lanegan, alternativo dei miei coglioni…“). L’ultimo disco, Straight Songs of Sorrow, era un resoconto lirico di una vita vissuta ai margini e già incapsulata nell’autobiografia pubblicata poco prima. Non ci sono dettagli più precisi, ma da un’intervista rilasciata a Consequence sappiamo che il frontman ha avuto un pessimo periodo di convivenza con il COVID-19, tale da arrivare a quelle che ha definito come esperienze pre-morte. Di certo troppo presto per quella che nel bene o nel male è stata una delle voci più caratteristiche e influenti dell’ultima decade del secolo scorso.

Ci mancherà.

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Livore Redazione
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