YVES TUMOR – PRAISE A LORD WHO CHEWS BUT WHICH DOES NOT CONSUME (OR, SIMPLY, HOT BETWEEN WORLDS)

Warp

2023

Neo-Psychedelia, Post-Punk Revival

Non abbiamo mai avuto modo di parlare di Yves Tumor da quando abbiamo aperto la baracca, ma ai fini della lettura è utile prendere atto del fatto che la sua musica recente, raccolta nei due dischi editi per Warp Safe in the Hands of Love e Heaven to a Tortured Mind, ci piace, tutto sommato. Ci piace perché se nel sistema di riferimento di Tumor la sua musica suona come di culto per i fan dei Throbbing Gristle, nelle nostre orecchie i bei singoloni come Gospel for a New Century, Kerosene! e Noid hanno sempre fatto la parte di un colorato trait d’union tra il pop retromaniaco di James Ferraro e Cyndi Lee, la plunderfonia degli ultimi Avalanches e di un certo Lopatin, lo spirito glam e plasticoso della deconstructed club di fine anni ‘10. Il mix era abbastanza valido da giustificare varie delle componenti più molli di scuola soul/R&B contemporaneo, e la doppietta uscita per Warp ci ha lasciato con un buon retrogusto e una cauta speranza per l’evoluzione di quella che è diventata molto rapidamente una popstar di fama esondante.

Da queste premesse è veramente triste constatare quanto Praise a Lord Who Chews But Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds) sia privo di ispirazione, mal direzionato e quanto di questa mediocrità derivi dalla necessità di correre dietro alle esigenze degli ascoltatori. A pensar male (amo pensare male) sembra veramente che Tumor non avesse voglia di chiudere un terzo lavoro già sotto contratto per Warp e che per questo sia stato affiancato da tutta una serie di personaggi che, forti di qualche ricerca di mercato, lo hanno spinto a declinare la sua poetica nelle zone del post-punk revival – forse sto diventando paranoico. Ma potremmo anche non essere troppo distanti dalla realtà. La musica sarcopenica e psichedelica dell’artista di Miami quest’anno si è compattata in una serie di poveri, lineari riff di basso distorto che nella loro semplicità richiamano alcuni dei dischi coldwave più organici. Questa la base, accompagnata da birilli di gated drum usciti direttamente dagli anni ‘80 a sbertucciare i grandi successi dei Cure e da quella stessa passione per l’industrial tramutata in una coltre di riverbero che devolve il vecchio sound collage in un banale sbuffo di fumo etereo/atmosferico. 

Echolalia, il più importante singolo estratto – un ottimo singolo – ha in nuce tutto quanto il disco: un verse di basso come lead, una roboante coreografia percussiva che tiene su la struttura, stratificazioni di campionamenti poco coesi che accompagnano il beat. Nel brano in sé non c’è nulla di male, ma come si fa a non deprimersi quando tutto il resto del disco è fatto da una versione con più hook e sample dei pezzi dei primi Sleaford Mods? Insieme alla deriva post-punk in scrittura il playback dei campionamenti è probabilmente la cosa che scoccia di più di questa prova: Yves Tumor è lontanissimo da quelle belle triangolazioni collagistiche che ne hanno fatto la fortuna in Safe in the Hands of Love e ogni genere di progetto pare collassato in un generico qui-mettiamoci-questo-dai. La confusione aumenta ancora quando brani come Meteora Blues e Parody svalorizzano dei refrain potenzialmente robusti lasciando che la loro base strumentale salti di palo in frasca, come a impacchettare un gruppo di b-side abortiti sotto di un’unica bandiera. Tutti comportamenti giustificati dalla priorità data alla pulsione wave della release, per carità, ma non per questo meno seccanti. 

La già citata Echolalia, il buon esperimento dance-punk In Spite of War e l’epico ritorno alle origini di Heaven Surrounds Us Like a Hood sono dei bei pezzi, ma non fanno abbastanza per giustificare la pur breve lunghezza di un lavoro che poteva senza problemi condensarsi in un EP. Un vero peccato, ma è proprio da scivoloni come questi che possiamo trarre gli spunti più importanti:

  1. Forse è già arrivato il momento di tornare a guardare la vecchia discografia di Tumor con una rinnovata, felice nostalgia: la parabola è nella fase declinante.
  2. Forse è anche arrivato il momento di smettere una volta per tutte di seguire la Warp. 
Condividi questo articolo:
Alessandro Corona M
Alessandro Corona M