DENZEL CURRY – MELT MY EYEZ SEE YOUR FUTURE

Loma Vista

2022

Hip Hop

Come MF DOOM prima di lui, Denzel Curry si è affermato in questo ultimo lustro come il beniamino dei critici e il cosiddetto favorite rapper of your favorite rapper. Nel primo gruppo ci sto pure io, considerato che apprezzo tutti i dischi e i mixtape da lui rilasciati finora – ZUU e 13lood 1n + 13lood Out in particolar modo – e che in generale lo considero come uno degli artisti hip hop più capaci, creativi e riconoscibili in circolazione.

Ora, a detta dello stesso Denzel, il suo piano d’azione comprende l’alternarsi di un progetto ambizioso e ragionato a uno più caciarone: il suo secondo disco TA13OO cade chiaramente nella prima categoria, ZUU cade chiaramente nella seconda e, se non contiamo mixtape ed EP più marginali, ne consegue che il nuovo Melt My Eyez See Your Future debba essere necessariamente incluso tra i lavori ambiziosi. Questa divisione sommaria è corroborata dal marcato cambio di direzione a livello sonoro, dalle nuove strade ricercate a livello di flow e dalla cura generale del prodotto. Laddove ZUU si “limitava” a creare un pacchetto compattissimo di bangers trascinanti, qua Curry cerca invece di mescolare influenze western (evidentemente uno dei suoi grandi amori, insieme ai fumetti giapponesi) con un R&B a tinte lucide jazz, da contrapporre alle sue solite esplosioni gutturali in climax ben preparati. Tale proposito, purtroppo, non va pienamente a segno. Di positivo c’è che il disco rimane gradevole e divertente, ben fatto, con una produzione davvero curatissima sotto tutti gli aspetti e una manciata di momenti memorabili (Walkin, John Wayne e inaspettatamente Troubles, il featuring con T-Pain); il problema arriva quando interiorizziamo come il disco suona, come scorre ad un ascoltatore familiare con la musica del nostro Carol City boy. Il suo approccio diretto, tiroso, coinvolgente non si sposa troppo bene né con gli hook di vari pezzi (Worst Comes To Worst, X-Wing), né coi ritmi più sincopati e singhiozzanti che vengono esplorati nella maggior parte dei beat, né con il piglio più jazzato e riflessivo del disco in generale.

Denzel ha Miami dentro, ha la fotta, la creazione di anthem, la bravura a rappare, ed è più intelligente di tutti gli altri casinari che posseggono le prime tre qualità messi assieme. Se continuasse sulla strada di ZUU, magari osando appena di più, ma sempre mantenendo centrali i suoi punti di forza, forse davvero riuscirebbe a tirar fuori il primo capolavoro hip hop da molto tempo a questa parte. Il perché un sacco di MC si ostinino a voler diventare “jazzisti del rap” anche quando col jazz non ci azzeccano niente mi sfugge da anni, mi spacca la testa. Lo posso accettare da Common o Madlib, ma davvero Denzel Curry finisce per essere il famoso pesce giudicato per la sua abilità di scalare gli alberi. Meglio nuotare.

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David Cappuccini
David Cappuccini