CLOUD

Il groviglio di cavi è sospeso e alieno come un labirinto inavvicinabile. A prima vista Cloud sembra un’opera di trasposizione concettuale, che rappresenta un elemento naturale incorporeo come la nuvola nella struttura pesante e ingombrante del materiale industriale. Eppure le cuffie appese all’angolo sono la chiave di accesso alla vera dimensione rivelata qui, che si manifesta potente appena acceso l’interruttore. I suoni puri delle forze elettromagnetiche ci assalgono, isolandoci dal mondo circostante. La nuvola che avvolge chi ascolta è quella degli elettroni invisibili che si muovono e dell’energia che scorre, captata come suono e resa interpretabile ai nostri sensi. Muovendosi intorno ai cavi cambiano le frequenze recepite e il loro intreccio stuzzica l’udito; ben presto i movimenti diventano curiosi, esplorativi, cercando nuove prospettive per accedere alla nebulosa di forze intangibili. Si muove la testa mentre ci si muove nello spazio e si compone una, unica, trasmissione sonora. Il suono si mantiene oltreumano, rimescola le viscere; ma con il passare del tempo diventa familiare, energizzante, una specie di presenza fondante insieme a luce e aria. Mentre i molti caratteri dell’elettricità sospesa si lasciano ascoltare e rimescolare, siamo noi a diventare elettrizzatə.

Questa installazione di power electronics interattiva ad opera di Christina Kubisch si trova all’interno della XIX Biennale Donna al Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara. Se amate perdervi negli universi di circuiti di Roland Kayn o sentite un brivido di affinità quando ascoltate droni di sintetizzatori modulari, qui sarete nel vostro elemento. L’edizione di quest’anno ha al centro la difficile convivenza tra umano antropocenico e mondo naturale, e oltre a nubi di cavi elettrici trovate anche ipnotiche composizioni di decomposizioni dentro ampolle arcane o, per rimanere in ambito sonoro, un video ambientato a São Tomé e Príncipe che ricorda le riletture più fantasmagoriche del folklore tropicale o le isole inesistenti di Andrew Pekler. Se siete nei dintorni fateci un giro.

Condividi questo articolo:
Roberto Perissinotto
Roberto Perissinotto