MAX COOPER – UNSPOKEN WORDS

Mesh

2022

IDM

Texture sonore, layering delle linee strumentali, pattern ritmici creativi, profondità delle soundscapes, originalità strutturale: all’interno della musica elettronica succede spesso che un artista prenda uno di questi elementi e lo renda la sua arma prediletta per catturare l’ascoltatore. In un genere che spesso non si appoggia a testo e voci per comunicare, ma che ha dalla sua la facoltà di manipolare tempi e timbriche con precisione chirurgica, è naturale che i musicisti migliori riescano a trovare enorme espressività cesellando certosinamente queste componenti. Se alcuni si sbilanciano in favore di un paio di queste, altri sono invece degli all-rounders, competenti in tutto senza eccellere in niente. Unspoken Words, nuovo disco di Max Copper uscito per la sua label Mesh, vede il producer inglese piazzarsi fermamente nella seconda categoria. Ciascuna delle tredici tracce possiede varie componenti interessanti, vari momenti brillanti, e nel suo insieme il lavoro è portato avanti ispirandosi efficacemente agli stili di alcuni tra i nomi più grossi degli ultimi due decenni: ci si ritrova dentro l’Aphex Twin più sghembo di Drukqs, i dischi più riusciti di Lopatin, il James Holden di The Idiots Are Winning. Ne scaturisce un’IDM complessa e ben riuscita, con momenti certe volte più glitch altre volte più ambientali, dove tutte le influenze sono gestite con maturità.

Nel perfetto bilanciamento qualitativo del disco viene però a mancare una modernità a livello di linguaggio, un qualcosa che possa portare Unspoken Words nell’anno corrente; molte delle progressioni armoniche sanno vagamente di vecchio e non rendono giustizia all’abilità con cui i pezzi sono poi tenuti insieme. Le ossessive voci manipolate di A Model of Reality, gli accordi dolci di Pulse at the Center of Being, le storture digitali di di Exotic Contents – gran parte del disco suona come una buona resa di idee già introdotte nell’immaginario collettivo da altri musicisti. Se Unspoken Words fosse uscito un decennio fa sarebbe probabilmente finito tra le uscite migliori dell’anno; nel 2022, pur rimanendo un disco ben fatto e godibilissimo, si ha invece la spiacevole impressione di aver a che fare con materiale un poco vetusto. 

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David Cappuccini
David Cappuccini